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Cenerentola Lo Sa

Cenerentola lo sa

di Ieris Astolfi

Nella storia della letteratura per l’infanzia la fiaba di Cenerentola è forse una delle più note per diffusione e varianti. Un fatto comune a tutte le versioni è quello che Cenerentola fa e mette in atto, per essere conosciuta/riconosciuta dal Principe. Perché Cenerentola non comunica dal principio, alla prima serata danzante, la sua identità? Il motivo è semplice e nello stesso tempo estremamente profondo tanto da indicare un’ulteriore morale alla favola, oltre a quella evidente leggendo il susseguirsi degli avvenimenti: il bene e la bontà che trionfano sul male e la cattiveria. Sarebbe stato facile per Cenerentola ottenere i “favori” del Principe già al momento del suo ingresso al ballo e anche durante il ballo stesso. Perché non l’ha fatto? Perché non ha proferito parola? Sì, era sotto l’incantesimo benigno e forse temeva che il sogno svanisse come ogni incantesimo che si rispetti, ma c’è dell’altro. Cenerentola è consapevole e sa ciò che conta nella vita e nella relazioni sociali: sa che bisogna essere se stessi, senza paura e fronzoli infiocchettati, perché quello è il solo ed autentico modo di rapportarsi veramente agli altri, per non avere futuri rimorsi, scrupoli e sensi di colpa. Lei desidera che il Principe la possa amare per quello che è realmente e non per una apparenza fasulla, farlocca e costruita. Ecco perché attende che gli eventi la portino a svelarsi al Principe per quello che è (che ha e che fa): una serva impolverata esteriormente ma interiormente autentica, matura, coraggiosa, vera. Se il Principe la desidera per questa sua vera identità, allora va bene, d’accordo, altrimenti Cenerentola non accetterà di essere ciò che non è, e non perderà nulla se il Principe dovesse rifiutarla perché un Principe che guarda all’esteriorità non fa per lei (non è un vero Principe Azzurro!). È un messaggio forte questo di Cenerentola che colpisce in profondità e insegna a non temere di essere rifiutati perché quando una persona si presenta umilmente coi suoi pregi e difetti, forze e debolezze, non avrà nulla da rimproverarsi e recriminare in futuro. Oggi invece sembra che il mondo giri tutto in altro modo, soprattutto nell’età adolescenziale: abiti omologati, aspetti esteriori clonati, foto ritoccate, apparenze che velano, tutto in un vorticoso “burka culturale” che annienta l’individualità, l’unicità, la differenza, i diritti. Per la Cenerentola di allora, e anche per quella d’oggi, non deve assolutamente andare così:

  • lei sa che un’identità acquisita autenticamente e con sacrifico è la foggia per costruire l’abito del futuro;
  • lei sa che la vita è un susseguirsi di cambiamenti e per affrontarli di petto occorre corazzarsi di un’identità reale e non fantastica o irreale;
  • lei sa che essere in pace con se stessi è una fiamma che non incendierà i rapporti con gli altri, ma li riscalderà;
  • lei sa che l’amore si costruisce incominciando ad amare se stessi prima ancora dell’altro, la sincerità interiore è un ponte verso la relazione con l’esteriore al sé;
  • lei sa che pur avendo passato vicissitudine tristi e dure, come la morte della madre, una forza interiore provoca in lei quella spinta essenziale a maturare, seguendo l’essenza e non l’inessenziale visibile agli occhi soltanto;
  • lei sa cosa vuol dire essere resilienti, forti e ottimisti anche quando le bufere della vita sembrano spezzarti; lei sa che i sogni servono a lenire il dolore ma occorre tenere i piedi ben saldi a terra per non rischiare facili illusioni, false speranze ed uno scollamento pericoloso tra il sé reale e il sé idealizzato;
  • lei sa che da questa lezione di vita anche il Principe, le sorellastre e il padre potranno recarne beneficio, solo se rifletteranno sul proprio comportamento e gli errori commessi;
  • lei sa che il Principe ha bisogno di tempo per capire realmente cosa desidera e solo nell’attesa riflessiva potrà rafforzare la consapevolezza del suo sentimento, dopo i lustrini che abbagliano ci vuole il giusto tempo per resettare la mente;
  • lei sa che il suo matrimonio/unione dovrà fondarsi sulla conoscenza reciproca interiore senza lasciarsi accecare da broccati, trine e merletti come invece ha fatto, probabilmente, il Principe fino ad ora;
  • lei sa che lo sguardo reciproco, lo specchiarsi l’uno nell’altro, passa attraverso la porta della comunicazione sottile di un volto, le sfumature dell’espressione, il sorriso, la luce degli occhi e non l’abito sontuoso, il profumo seducente, la maschera di cerone, il belletto e i lacchè a servizio;
  • lei sa di non essere alla moda, nei modi e nelle consuetudini, ma va oltre a questo per seminare, cogliere e raccogliere l’umana essenzialità;
  • lei sa che una ragazza ed un ragazzo hanno gli stessi diritti e che ogni sessismo è portatore di fondamentalismi altamente pericolosi;
  • lei sa che l’omologante società tende a livellare ciascuno per farne una macchina produttiva rischiando di alienare l’uomo;
  • lei sa che la giovinezza lascerà il posto alla vecchiaia e che se esteriormente il corpo si indebolirà non così sarà per la mente, i pensieri e tutta la ricca biblioteca dell’esperienza, pilastri di saggezza;
  • lei sa che con le scarpette di cristallo o tempestate d’oro non sarà possibile camminare e procedere nel ciclo della vita reale; lei sa che la ricchezza materiale, di certo aiuta ma non fa la felicità;
  • lei sa che … molti di noi vorrebbero essere come lei.

Cenerentola, anche nella versione maschile, è una parte di noi stessi:

  • quella parte bambina che rifiutiamo di ascoltare;
  • quella parte bambina incontaminata dal mondo produttivistico ed omologante;
  • quella parte che va riascoltata e rivalutata alla luce della propria esperienza di vita;
  • quella parte che spinge per aver ascolto e per sgomberare il campo dalle quisquiglie che occupano e sabotano i propri pensieri quotidiani;
  • quella parte silenziosa che fa più rumore di ogni baccano materialistico coi decibel dell’ipocrisia;
  • quella parte saggia che non si lascia stravolgere dal contrattacco dell’ira, ma nell’attesa riesce a convogliare le forze verso un obiettivo più fruttuoso e rispettoso di sé e degli altri;
  • quella parte che riconosce nell’aiuto degli altri simili (reali e immaginari) un viatico per raggiungere gli obiettivi, perché il gruppo è una forza che allevia il dolore e protegge dalla cancrena della solitudine e dall’individualismo ottusamente menefreghista;
  • quella parte ricca di resilienza che si dovrà alimentare per tenere viva la potenza di saper affrontare i cambiamenti e risolverli in positivo, piuttosto che venirne schiacciati.

Charles Perrault nella sua versione di Cenerentola del 1700, al termine del racconto ne scrive la morale con queste parole: “La beltà per la donna è un gran tesoro, che niuno di ammirar si stanca mai; ma la bontà, la grazia ed il decoro non hanno prezzo e valgono più assai!”. Tutto questo Cenerentola lo sa.

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