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«L’air Du Temps»… Non è «perdu»!

«L’air du temps»… non è «perdu»!

Ci sono tante melodie che vagano nell’aria che devo fare attenzione a non calpestarle.
(Johannes Brahms)

di Ieris Astolfi

Lo spirito del tempo, la piramide olfattiva, che aleggia e si respira all’interno di un contesto/setting lavorativo in ambito educativo è una miscellanea di arie antiche e future, presenti e passate, consce e inconsce, palpabili e impalpabili, luminose e ombrose, odorose e non. Il fatto di prenderne consapevolezza aiuta a comprendere il sé e l’altro, a non lasciarsi fuorviare dalle emozioni di pancia e quindi, di conseguenza, ossigenare il vissuto esperienziale fatto inevitabilmente da incontri, incastri, ascolti e da tutti i variegati petali di quella ariosa rosa comunicativa che è rivolta verso sé e gli altri.

L’air du temps”, nel qui e d’ora del tempo presente di un setting educativo, è così composta:

  • L’aria “condizionata” dai personali vissuti esistenziali, mai stabili, trasferiti dalla propria vita al contesto lavorativo; dentro a zainetti si porta sulle spalle e difficilmente si riesce a liberarsene o alleggerirne il peso.
  • Le “correnti d’aria” delle criticità e i dei cambiamenti, molto spesso improvvisi, del presente che vengono affrontati ogni volta che ci si appresta alle variegate mansioni, scritte e non scritte, ufficiali ed ufficiose, del lavorare.
  • L’aria non sempre sana degli imprevisti; “colpi d’aria” da affrontare di petto.
  • Il sentore fantasmatico, effluvio dei sogni, speranze, aspettative proprie e di chi ti è accanto: i “discorsi nell’aria” nel silenzio assordante.
  • La contaminazione, “aria viziata”, con gli irrisolti personali propri di ciascuna personalità in interazione reciproca.
  • La finestra chiusa all’aria delle priorità del vivere, finestra sbarrata con “aria inquinata” dalla macchina che, sì, produce, ma che non consente “boccate d’aria” ossigenanti per l’animo.
  • Brezze fragranti d’essenze d’amore e di cuore, note di coda, relegate ai minimi termini: “fili d’aria” resistenti che s’infiltrano e stimolano i battiti del vivere.
  • L’aria del chiacchiericcio convulso e avulso, “castelli d’aria”, che spegne l’urlo del silenzio, interiore: silenzio essenziale, poiché riflessivo, invitante e accogliente.
  • L’aria della fretta, “aria fritta” che disorienta i venti del buon senso e che contamina lo spazio-tempo reale e non meccanicistico.
  • Il setting mirato al “fare per fare”, “aria stagnante”, piuttosto che al “fare per essere”, “aria pura”: si pensi agli spazi, alla luce, all’ordine e alla misura ergonomica delle cose.
  • Il refolo dell’aria di soavità e leggerezza che ristora la pesantezza, il “sentirsi mancare l’aria”, delle ottusità preconfezionate e anacronistiche.
  • Clima povero dei molteplici linguaggi a scapito della formazione, scacciata da troppa informazione asettica e sterile; col rischio di “andare a gambe all’aria”.
  • Spifferi aromatici e benefici, come dei dell’olimpo, che irrompono portando emozioni positive e scacciando i dogmi dei fondamentalismi culturali: l’obiettivo è il “darsi della arie” e librarsi nell’evanescenza di aromatici elisir.
  • Aria di interculturalità, apertura, rimodellamento, riflessione e flessibilità interiore: progetti in aria, “campati in aria”, che diverranno realtà.
  • Aria calda” della stanchezza mentale che centrifuga il vissuto e spegne le parole.
  • Aria fredda” delle verità assolute che ibernano l’individualismo e ogni confronto costruttivo.
  • Aria temperata” dei sorrisi negli occhi e delle calde mani protese.
  • Aria di “note di testa”, volatili e leggere ad ogni novità incontrata, fisica o materiale e psichica o mentale: le prime impressioni che anticipano le conferme o le dis-conferme.
  • Aria di “note di cuore”, forti e persistenti che ammaliano, seducono e a volte ingannano; “scie” intriganti e magiche che nutrono le speranze.
  • Aria di “note di fondo”, persistenti, che portano alla consapevolezza e alla ragionevolezza che “l’air du temps” non è “perdu”!
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