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MADRELINGUA E COMPETENZE LINGUISTICHE

MADRELINGUA E COMPETENZE LINGUISTICHE

di Ieris Astolfi

Facciamo chiarezza! Tutte le volte che si affronta il tema dell’insegnamento o dell’avvicinamento ad una lingua straniera si pensa, a torto, che solo un/a madrelingua sarà in grado di educare e trasmettere o facilitare l’apprendimento della lingua. Non c’è cosa più incompleta e semplicistica di questa consolidata opinione, basata solo sul conoscere una lingua e niente più. Madrelingua, plurilingui, bilingui… quanti termini e quanta confusione! non sul significato letterale della singola parola (basta un semplice dizionario!), quanto piuttosto su tutte le interpretazioni e contenuti che a quelle voci da vocabolario si tende a dare, abbinare, riempire, significare. E quante interpretazioni prive di fondamento neuroscientifico e glottologico si leggono e si scrivono, si ascoltano e si odono! al punto da complicare, confondere e snaturare l’essenza dell’insegnare una lingua straniera rispetto a quella madre.

Tutti siamo madrelingua nella nostra lingua madre, ciò non significa che siamo in grado di insegnarla perché per farlo occorrono, sempre e comunque, delle competenze e delle abilità acquisite e riconosciute da studi specifici di psicologia del linguaggio, pedagogia dell’apprendimento linguistico, sociologia dei bisogni linguistici e antropologia culturale dei linguaggi espressivi, senza tuttavia dimenticare le basi anatomiche fisiologiche dell’apparato fonatorio. Sapere una lingua e saperla usare e ben altra cosa dal saper veicolare un nuovo linguaggio attraverso apprendimenti multipli, individualizzati all’educando, ai suoi bisogni, interessi necessità ed esperienze di vita e personalizzati ai contesti ove avviene l’insegnamento. Un’esperienza educativa linguistica autentica si basa sull’interazione tra educatore consapevole e competente e l’educando in una continua riformulazione dell’interazione comunicativa, mai identica ed univoca o buona per tutti e tutte. Non solo, si devono conoscere le teorie e gli approcci glottodidattici in riferimento ai tempi di vita, l’età e le competenze dell’educando. Sapere insegnare una lingua alla scuola superiore è ben altra cosa dal farlo in un contesto naturale, quotidiano, in una scuola per l’infanzia. Si dovrà tener conto del sistema, della gestalt, che influisce sull’azione educativa. Fattori concreti visibili e fattori invisibili altrettanto importanti quanto i primi. Senza tuttavia scordare, il bambino attivo, la base ludica, propositiva e mai impositiva, l’alleanza psicopedagogica e didattica tra l’insegnante e gli allievi, la comunicazione interpersonale multipla nei suoi linguaggi sia verbali che non verbali, il tutto in complementarietà e integrazione. Si fa presto a dire madrelingua, ben altro è sapere come, dove, quando e perché usare la lingua, oltre a chi è, cosa fa, cosa ha, cosa non ha, come apprende l’utente.

Basta quisquiglie sulla pronuncia! la lingua pura non esiste come non esiste la normalità; concetti e parole vuote che generano ansie e aspettative innaturali. Anche nel mondo cinematografico e dei mass media la dizione perfetta è sempre meno ricercata poiché toglie sentimento, colore, verità, umanità.  L’educazione è tirare fuori le proprie risorse interiori e proteggerle dall’omologazione. Ogni fondamentalismo pedagogico sull’insegnamento delle lingue va combattuto perché l’unicità è la sola cosa che ci rende uguali. Metodi, approcci, sistemi glottodidattici devono fondersi nel qui e ora della mia, della tua e della loro esperienza edu-formativa.

Una lingua non è mai qualcosa di statico e di immutabile, ecco perché cercare la dizione perfetta è innaturale e toglie al paralinguaggio (tono, volume, timbro, pause, silenzi ecc.) tutta la magia emozionale con l’altro da sé. Nella filogenesi e nell’ontogenesi dell’uomo, l’interazione con le culture ha reso l’umanità e la società fluida, multiforme e non, come alcuni vorrebbero, monolitica e statica. Nel buon concetto di cultura, di ogni cultura, dovrebbero essere inclusi i valori di pluralità, solidarietà, rispetto, ascolto, silenzio, attesa e speranza.

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