
PROGETTANDO ED ESPLORANDO S’IMPARA!
di Ieris Astolfi
Il diario di bordo
La psicopedagogia di oggi recupera e raccoglie dalle esperienze educative del passato, una parte dei motivi che alimentano il fare scuola, l’essere scuola, lo spazio e il tempo dell’ambiente scolastico, il concreto e l’astratto delle relazioni interpersonali, le competenze visibili e invisibili di tutti i partecipanti al processo educativo. Se questo avviene osservando il passato, d’altro lato, è necessario completare ed integrare le esperienze educative già consolidate con le nuove e sempre fluide scoperte e ricerche, che illuminano, ristorano, riparano, la complessità di un setting ancor più autentico, efficace, efficiente; ci riferiamo alle scienze quali l’antropologia, la sociologia, la psicologia, la glottodidattica, le neuroscienze, la biologia, la medicina ecc.
In un contesto integrato ed inclusivo, multidisciplinare, gli operatori della scuola e per la scuola, a vario titolo e mansione, si muovono secondo le direzioni di tutti questi “fari” orientativi che le scienze hanno fissato nell’immensità del mare mosso pedagogico; un mare mai identico per ciascuna attività esperienziale. Di volta in volta si tracciano nuove “rotte” (itinerari, tragitti) e si sperimentano differenti direzioni, poiché la circumnavigazione del mondo educativo, dalla famiglia alla scuola e dalla scuola alla società, richiede “fari” di riferimento e carte di navigazione da aggiornare di volta in volta.
I progetti e le programmazioni a Mister Fogg, navigano attraverso “rotte” che portano (tutte, ovunque e comunque) alla promozione del ben-essere psico-fisico-sociale, alla costruzione e formazione dell’identità, alla socializzazione e allo sviluppo individuale e collettivo, garantendo i diritti dell’infanzia di ciascun bambino e ciascuna bambina.
Due sono, tra le altre, le coordinate di navigazioni o “rotte” principali, valide per aiutare, accompagnare, attraversare e solcare, con la propria barca, il mare dello sviluppo:
- IL GESTO del bambino attivo: che fa, sperimenta, scopre, esplora, curiosa, osserva, ascolta, immagina, crea, distrugge, manipola e…naviga nel mistero del mondo.
- LA PAROLA e i molteplici linguaggi: che si intersecano al fare, scoprire, esplorare, dall’inglese ai linguaggi non verbali, per…linguaggiare sui misteri del mondo.
Il gesto e la parola: i “fari” del fare scuola
Grazie alle fondamentali ricerche dell’archeologo ed etnologo francese André Leroi-Gourhan, oggi sappiamo che il linguaggio umano si è sviluppato nell’arco di milioni di anni, a partire dal periodo in cui gli antenati dell’Homo Sapiens cominciarono ad utilizzare le mani. La costruzione di utensili e il loro raffinamento si sono evoluti di pari passo con la capacità simbolica del linguaggio; se la postura eretta ha liberato completamente la mano dalla funzione locomotoria, la mano a sua volta ha liberato la bocca dall’attività di prensione, rendendola disponibile per la formazione e l’uso della parola.
Non vi è soltanto un nesso meccanico; esiste una connessione neurologica tra l’attività manuale, il gesto, e quella verbale, la parola. Si tratta di aree di associazione verbale e gestuale. La fabbricazione di utensili e la fabbricazione di simboli si possono quindi concepire come operazioni originate nello stesso periodo.
Diventa perciò indispensabile e imprescindibile l’abbinamento didattico che vede il gesto (cioè fare, costruire) e la parola (i linguaggi) in associazione.
Simbologia dell’ancora:
- Fermezza
- Stabilità
- Sostegno
- Speranza
- Legami
- Relazione
- Sicurezza
- Salvezza
- Attaccamento
- Resistenza
- Forza interiore
Conosco delle barche (1977)
testo della canzone di Mannik, cantautrice francese, ispirata a Jacques Brel
Conosco delle barche
che restano nel porto per paura
che le correnti le trascinino via con troppa violenza.
Conosco delle barche che arrugginiscono in porto
per non aver mai rischiato una vela fuori.
Conosco delle barche che si dimenticano di partire
hanno paura del mare a furia di invecchiare
e le onde non le hanno mai portate altrove,
il loro viaggio è finito ancora prima di iniziare.
Conosco delle barche talmente incatenate
che hanno disimparato come liberarsi.
Conosco delle barche che restano ad ondeggiare
per essere veramente sicure di non capovolgersi.
Conosco delle barche che vanno in gruppo
ad affrontare il vento forte al di là della paura.
Conosco delle barche che si graffiano un po’
sulle rotte dell’oceano ove le porta il loro gioco.
Conosco delle barche
che non hanno mai smesso di uscire una volta ancora,
ogni giorno della loro vita
e che non hanno paura a volte di lanciarsi
fianco a fianco in avanti a rischio di affondare.
Conosco delle barche
che tornano in porto lacerate dappertutto,
ma più coraggiose e più forti.
Conosco delle barche straboccanti di sole
perché hanno condiviso anni meravigliosi.
Conosco delle barche
che tornano sempre quando hanno navigato.
Fino al loro ultimo giorno,
e sono pronte a spiegare le loro ali di giganti
perché hanno un cuore a misura di oceano.