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MUSICA È… NURSERY

MUSICA È… NURSERY

di Ieris Astolfi

Abbassa la tua radio per favor

se vuoi sentire i battiti del mio cuore…”

Silenzioso slow, 1940 (Bracchi – D’Anzi)

 

La musica è… veicolo di viaggi fantastici… un “principe azzurro” che, con un bacio ad “orchestra”, risveglia dal malvagio incantesimo di una realtà spesso sordomuta nei sentimenti.

Alle note melodiche possiamo confidare i più arcani segreti: proprio quei segreti assopiti e anestetizzati da una quotidianità afona e priva di decibel nelle emozioni del cuore.

Avvolgersi da un refrain musicale, smussa gli spigoli dell’apparire; lucida le rotondità dell’essere e spezza le catene del cuore tenuto prigioniero nella galera delle convenzioni (e convinzioni) stereotipate.

La musica “gerovitalizza” e fa mettere e fa mettere le ali, affinché si possa planare sulle sempreverdi praterie dell’affetto e della comunicazione incondizionata.

Ascoltare musica eleva il proprio sé laddove s’incontrano i venti: oltre i confini del raziocinio matematico. Quando ascoltiamo, o facciamo, musica è come se una nurse di prendesse cura di noi, nutrendoci e allattandoci di energia vitale. La musica apre le porte attraverso le quali l’anima rivela al corpo tutta la potenzialità positiva di fraternizzare con l’altro da sé.

La prima musica che l’uomo ascolta è il battito cardiaco della propria madre; e questo già da quando il bambino si trova nel ventre della mamma. Da quel battito di vita si sintonizzeranno poi le nostre “ritmiche” nella età successive.

Molto spesso, da adulti, ricerchiamo l’origine di quelle carezze di vita “amniotica” nel genere musicale che, interiormente ed inconsapevolmente, è collegato al “cordone ombelicale” sonoro, proprio, di quei primi momenti di vita.

Quel principio di vita e musica, traccia così un pentagramma indelebile nel nostro animo;… e di quel pentagramma l’amore ne è la chiave di violino…chissà…magari di un violino tzigano!

 

“…suona solo per me, o violino tzigano..”

Violino tzigano, 1934 (Cherubini – Bixio)

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